
Disturbi
AFFRONTARE I DISTURBI CHE AFFLIGGONO LA PERSONA TRAMITE LA TERAPIA EMDR
Nell’ambito delle sofferenze e delle psicopatologie applico l'approccio EMDR nei casi di ansia, elaborazione del lutto, problemi della crescita che sono all’origine della mancanza di autostima, fobie specifiche, attacchi di panico, disturbi sessuali, depressione e dipendenze varie. Vediamo ora i disturbi nel dettaglio.
Ansia e attacchi di panico
Natura, diffusione e rilevanza del problema
I disturbi di ansia e attacchi di panico sono tra i più frequenti problemi portati dalle persone che si rivolgono al mio studio. Nel 2019 il 25 % dei pazienti che ho visto avevano come problema principale quello di stati ansiosi generalizzati e talvolta veri e propri attacchi di panico. Un altro 25 % presentava l'ansia come problema legato ad altri che urgevano maggiormente. Si tratta dunque di un problema rilevante nella gestione della salute e del benessere personale.
Come li curo nel mio studio?
Prima fase: ascolto attento della persona e della storia del suo problema. Ogni ansia ed ogni attacco di panico è diverso.
Seconda fase: valutazione più ampia della personalità e delle sue caratteristiche dentro la storia e il contesto che la persona ha vissuto. Eventuali test di personalità e psicopatologia.
Terza fase: istruzione su alcune tecniche per la gestione in autonomia di ansia e attacchi di panico.
Quarta fase: inizio della psicoterapia mediante integrazione di EMDR, Ipnosi, approccio esistenziale e/o sistemico relazionale.
Con quali risultati?
La quasi totalità dei pazienti che entrano in psicoterapia con questi problemi li risolve in modo adeguato nel giro di 6 mesi o un anno. Altri hanno bisogno di un lavoro più lungo e saltuariamente ritornano per una revisione e ripresa dei risultati ottenuti. Ad alcuni bastano una decina di sedute. A volte, nei casi più intensi, è utile integrare la psicoterapia con una terapia farmacologica somministrata da un medico psichiatra.
Fobie
Natura e diffusione del problema.
Le fobie sono paure irrazionali dirette ad oggetti, situazioni, animali o comportamenti specifici che rendono la vita progressivamente più stretta, comprimendo spazi di libertà e autonomia della persona. Sono reazioni di paura attivate dal sistema nervoso autonomo che aggira il controllo razionale della neocorteccia cerebrale. Si sviluppano su una base innata ed ereditaria (pensiamo alla paura dei serpenti) ma a livello personale si originano da esperienze traumatiche pregresse che si installano e solidificano in comportamenti che diventano nel presente disfunzionali e maladattivi alle situazioni di vita. Negli Stati Uniti l’incidenza della fobia specifica negli adulti va dal 7 al 9 %. In Europa le percentuali sono simili, mentre nei paesi asiatici, africani e latinoamericani le percentuali sono più basse: dal 2 al 4 % (Fonte: DSM – 5, 2013). Gli anziani soffrono meno questo disturbo, mentre le donne sono colpite in percentuale doppia rispetto agli uomini. Non tutte le fobie devono necessariamente essere curate. Ad esempio un ultraottantenne che ha paura di volare, ma a cui volare non serve e non ne ha occasione, non ha vantaggi ad iniziare una psicoterapia su questa fobia specifica. Se invece è un manager di mezza età a sviluppare tale fobia, il discorso cambia. Quindi è bene valutare e intraprendere un percorso di cura per tutte quelle fobie che causano soggettivamente problemi negli impegni e nelle attività quotidiane.
Come le curo nel mio studio?
Esempi di fobie che ho incontrato in studio sono:
- paura di mangiare al ristorante (di assumere cibi di cattiva qualità),
- paura di vomitare in pubblico,
- paura di volare,
- paura di avere malattie non curabili da semplici e piccole sintomatologie corporee,
- paura di allontanarsi da casa per timore di non avere nessuno che si prende cura di noi in caso di malore,
- paura di guidare,
- paura di prendere i mezzi pubblici… e ancora altre.
Tali fobie le curo considerando la persona nel suo complesso e nella sua storia personale e familiare. Si analizza la storia del disturbo, se ne evidenziano le connessioni con altri eventi della vita e tratti della personalità e poi procedo a realizzare un piano di lavoro con EMDR, l’approccio terapeutico che possiedo e ritengo più efficace per questi problemi. Desensibilizzando tutti gli episodi passati di terrore si giunge a individuare le situazioni presenti che innescano la fobia e infine si passa a preparare la persona ad affrontare le situazioni di vita future superando pensieri ed emozioni fobiche.
Con quali risultati?
Negli ultimi anni ho curato alcune decine di persone con sintomi fobici e ansiosi. La quasi totalità di coloro che hanno completato un significativo percorso terapeutico ha avuto una remissione completa o quasi completa dei sintomi. La media degli incontri necessari per una semplice fobia è tra le 10 e le 15 sedute di psicoterapia. Quando la fobia è inserita in un quadro più complesso ci vuole ovviamente più tempo.
Depressione e sbalzi di umore
Natura, diffusione e rilevanza del problema.
La depressione, detta anche il “male oscuro”, è una condizione patologica che si manifesta in umore basso correlato a tanti altri sintomi psicofisici. Si perde la voglia di vivere e sperare, ci si chiude in casa, a volte si fatica ad alzarsi dal letto, non si cura la propria persona, si mangia poco o troppo, ogni cosa perde il suo gusto. Viene classificata in “Depressione Maggiore”, picchi depressivi con grave alterazione della vita quotidiana che durano settimane o mesi e si possono ripetere ciclicamente nella vita, e depressione minore (chiamata a volte “distimia”) che diventa uno stato cronico perdurante per anni, a volte per decenni, e che spesso viene confusa con un tratto di carattere o come frutto di cattiva volontà. Nella valutazione della depressione si passa da due opposti atteggiamenti: la medicalizzazione, che propone cure farmacologiche di ogni stato di tristezza e frustrazione, ad un atteggiamento volontaristico che ne nega la valenza patologica e la attribuisce ad una debolezza del carattere. Riconoscere la dimensione psicologica e patologica di tali reazioni depressive a situazioni di vita o a problemi dello sviluppo è importante per predisporre un adeguato percorso di cura. Tale percorso deve necessariamente comprendere la psicoterapia, unita a delle istruzioni sulle corrette pratiche di vita (sonno-veglia, alimentazione, esercizio fisico, relazioni sociali, ritmo lavoro-tempo libero…) e a un supporto farmacologico temporaneo. Se nel mondo è considerata la patologia psichica più diffusa ed invalidante, in Italia gli ultimi dati disponibili delineano un panorama a luci ed ombre. Se nella fascia centrale della vita siamo meno colpiti rispetto ad altri paesi europei, nella fascia della popolazione anziana siamo decisamente al di sopra degli altri. Quanti poi siano coloro che chiedono ed ottengono aiuto non è dato di sapere con esattezza. Certamente l’assunzione di farmaci o la compassione non giudicante non bastano a risolvere questo problema. Occorre una consapevolezza sociale del fenomeno e della sua cura.
Come lo curo del mio studio?
Anche questo disturbo lo prendo in carico attraverso una attenta costruzione di una relazione di alleanza e collaborazione empatica con le persone che ne soffrono. La fase psicodiagnostica iniziale mira a ricostruire la storia del disturbo dentro la storia di vita della persona e della sua famiglia. Si individuano le fasi di maggiore sofferenza e gli eventi di vita connessi. Si mettono a fuoco gli aspetti cognitivi (i pensieri depressivi che riguardano sé e gli altri), quelli emotivi e i sintomi corporei e si formulano delle prime ipotesi sulla origine e il senso di tale sofferenza nella vita personale. Utilizzo poi in fase psicoterapeutica i protocolli EMDR della depressione che ne fanno emergere le cause traumatiche del passato, le condizioni presenti che la mantengono e sviluppano gli atteggiamenti futuri desiderati a partire dalle risorse disponibili.
Con quali risultati?
Negli ultimi tre anni ho curato una dozzina di persone che avevano questa diagnosi principale e nella maggior parte dei casi il lavoro terapeutico ha portato ad una netta remissione dei sintomi e allo sviluppo di un atteggiamento più positivo verso la vita. Non sono mancati anche casi di abbandono della terapia, cosa che ritengo tutto sommato nella norma, anche se ogni paziente che smette di lottare insieme con me è fonte di dispiacere e sofferenza.
Superamento del lutto
Natura e diffusione del fenomeno.
La perdita di una persona cara è uno dei momenti più difficili della nostra vita. E’ come veder tremare la terra sotto i propri piedi, bisogna evitare di cadere e ritrovare un equilibrio che si è perso. Le scienze umane, psicologia ma anche antropologia culturale e sociologia, hanno studiato in vari modi l’esperienza umana del lutto formulando diverse teorie sulle fasi normali e sulla patologia del lutto. Vedove che conservano i vestiti e le cose del marito defunto per anni, come se dovesse tornare ad usarle domani; figli che piangono la morte dei genitori non riuscendo a trattenere le lacrime anche molti anni dopo la loro naturale scomparsa… sono solo alcuni esempi di un lutto che non si è mai esaurito, e quindi è diventato patologico perché costringe la persona ad usare le sue energie psichiche nel rimuginare e lamentarsi della perdita, mai accettata, invece che investirle nel cammino di vita che continua.
Come li curo nel mio studio?
La psicoterapia EMDR è stata la chiave vincente per integrare la mia visione sistemica ed esistenziale della persona umana. Il lavoro sui momenti più drammatici della perdita permette di smuovere le emozioni congelate e i pensieri rigidi con cui il lutto patologico si presenta e di giungere poi a desensibilizzare anche le situazioni presenti che richiamano il ricordo doloroso. Il lavoro poi sul futuro permette di aprire nuovi orizzonti inaspettati conservando grati la memoria del dono che la persona scomparsa è stata per noi. L’appello alle risorse morali, filosofiche e spirituali della persona permette di integrarle nella risoluzione del lutto.
Con quali risultati?
Personalmente è proprio con questo tipo di problemi che ho incominciato nel 2015 ad usare la psicoterapia EMDR con ottimi risultati. In pochi incontri i miei pazienti sono riusciti a passare dalla negazione e rifiuto emotivi della realtà della perdita ad una pacata e sofferta accettazione della mancanza. Si sono evidenziate le esperienze positive e gratificanti nel ricordo della persona mancata. Questo ha dato nuova linfa ed energia per riprendere il cammino della vita.
Disturbi del comportamento alimentare
Natura e diffusione del problema.
Da alcuni decenni sono in continuo aumento nei nostri paesi occidentali. Incidono sulla qualità di vita delle persone che ne soffrono, delle loro famiglie e della società. I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono oggi classificati in
- ANORESSIA
- BULIMIA
- DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING DISORDER). Abbuffate compulsive.
Come li curo nel mio studio.
Nei primi colloqui valutiamo insieme al paziente lo stato generale di salute e i sintomi specifici di cui è o meno consapevole. Esprimo poi una diagnosi e nel caso di presenza di un DCA si costruisce un contatto con un medico o una equipe apposita.
I fattori che predispongono ai DCA sono di diversa natura:
- Socio-culturali ed etnici. Ipervalorizzazione occidentale della magrezza come sinonimo di bellezza e salute.
- Psicogenetici: abitudini familiari e legame tra cibo e relazioni affettive e di attaccamento.
- Traumi. Abusi e altri traumi predispongono al loro sviluppo.
- Psicologici: bassa autostima, disfunzionale regolazione delle emozioni, perfezionismo...
- Momenti di passaggio: pubertà, lutti, derisioni per l'aspetto fisico, diete troppo rigide.
Come valutare se si è a rischio di sviluppare un DCA?
A questo link trovi un test semplice ma valido e molto utilizzato per una prima valutazione - screening della normalità o patologia dei tuoi comportamenti alimentari:
clicca qui e compila il questionario on line (EAT-26). Poi torna a leggere qui.
Il cammino prosegue con una proposta di lavoro psicoterapeutico mirato a far emergere il desiderio del paziente di stare meglio con se stesso e con gli altri. Utilizzo un approccio sistemico relazionale integrato con il metodo E.M.D.R. che neutralizzando le radici emotive del comportamento consente un cambiamento e una guarigione stabile. Molto indicata è la collaborazione interdisciplinare con il medico specialista e il dietologo nutrizionista.
Disturbi sessuali
Natura e diffusione del problema.
I disturbi del comportamento sessuale sono particolarmente delicati e possono abbassare molto la qualità della vita di coppia e personale. Le classificazioni sono ampiamente note ma non bisogna mai presumere di conoscere bene la sessualità in generale e i suoi aspetti problematici. Una buona informazione ed educazione alla sessualità purtroppo non si può mai dare per scontata. Questi ultimi si distinguono anzitutto in disturbi al maschile e al femminile, ma in comune hanno che investono e coinvolgono la coppia. In particolare sono più diffusi tra i disturbi maschili la eiaculazione precoce, l’impotenza (disturbo erettile) primaria o secondaria, cioé reattiva ad eventi di vita e di salute e il calo del desiderio. Tra i disturbi femminili i più diffusi sono quelli dell’orgasmo e del dolore alla penetrazione. L’approccio più efficace prodotto in letteratura è quello bio-psico-sociale che valuta la persona portatrice del problema nei suoi diversi livelli. Anzitutto quello organico fisiologico per il quale è figura competente il medico (urologo e ginecologo anzitutto ma non solo), quello psichico in cui si valuta l’impatto emotivo e delle esperienze sessuali e delle credenze ad esse legate e infine quello sociale, in cui si analizzano gli influssi delle concezioni familiari, culturali, filosofiche e religiose sulle credenze e sui comportamenti sessuali individuali e collettivi. Nonostante le proclamate rivoluzioni sessuali del XX secolo ancora molti sono i problemi e le distorsioni su credenze e comportamenti sessuali che rappresentano fattori facilitanti lo sviluppo dei veri e propri disturbi.
Come li curo nel mio studio
Quando una persona, perlopiù uomini, mi confida questo tipo di problemi il mio ascolto si colloca entro l’approccio bio-psico-sociale. Verifico la natura del problema, la sua origine, il momento in cui ci si è decisi a chiedere aiuto e i desideri per il futuro. Valuto gli interventi medici già realizzati o li consiglio, nel caso non si siano provati. Raccolgo il racconto di come le credenze e i comportamenti personali si sono evoluti nel contesto familiare e sociale per verificarne l’impatto sull’individuo. A questa valutazione iniziale, che comprende spesso anche l’uso di uno o più test di personalità o specifici, segue la formulazione di una proposta terapeutica di cambiamento e guarigione. Quando possibile e opportuno coinvolgo il coniuge nel percorso. La proposta terapeutica che preferisco è quella dell’EMDR che affronta il dolore degli insuccessi sessuali come serie di micro traumi personali che producono ansia anticipatoria che inibisce il superamento del problema. Accanto alle sedute di desensibilizzazione e rielaborazione che riguardano il passato, il presente e il futuro desiderato propongo compiti ed esercizi mirati, individuali e di coppia, per facilitare il cambiamento.
Con quali risultati
Nella mia casistica di studio non sono molti i pazienti che portano queste problematiche. Prevalentemente sono uomini, che spesso scelgono un terapeuta maschio per affinità di genere, come viceversa accade per le donne. In coloro che portano a termine il percorso e in cui non vi sono cause organiche rilevanti all’origine dei disturbi, i risultati sono soddisfacenti sia a livello individuale che di coppia. Spesso il lavoro sulla dimensione sessuologica porta poi a considerare e desiderare una crescita e cambiamento su altri aspetti della personalità individuale e sullo stile della relazione di coppia.
Dipendenze: alcol, sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo, fumo, internet e altro ancora
Natura e diffusione del fenomeno.
La dipendenza è una sorta di perdita di libertà e autocontrollo che getta la persona in uno stato di sudditanza ad impulsi interiori scatenati da richiami esterni e che provocano comportamenti che all’inizio appaiono piacevoli ma ben presto si rivelano distruttivi della integrità, fisica, psichica e morale dell’individuo e della sua cerchia familiare e sociale. Se un tempo l'alcolismo e l’abuso di eroina erano le principali dipendenze, oggi sono molteplici le nuove patologie e dipendenze presenti nel panorama sociale. E’ particolarmente gravoso l’impatto che hanno a livello di funzionamento personale, familiare e lavorativo delle persone che ne soffrono.
Come li curo nel mio studio
Anche in questo caso la persona che mi rivolge la domanda di aiuto, ma spesso sono i coniugi o i familiari a rivolgersi a me per primi, va presa in carico nella sua globalità. La prima fase deve sempre fare i conti con la negazione del problema e la pretesa illusoria di farcela da soli nella sua soluzione, talvolta non si va oltre e il percorso si interrompe. Se si superano queste due prime fasi (negazione e illusoria autosufficienza) allora si può creare una alleanza diagnostica e poi terapeutica che è la condizione di base per proseguire nel percorso. Nella fase di psicoterapia utilizzo le risorse familiari e sociali presenti, coinvolgendo le persone che rappresentano delle risorse reali del paziente e l’approccio EMDR. In letteratura infatti si ipotizzano le origini dei comportamenti di dipendenza in catene di eventi traumatici ed euforizzanti che vanno individuati, desensibilizzati e rielaborati con attenzione. Dopo il lavoro sul passato si procede al lavoro sul presente, e sugli inneschi (Trigger) che attivano i comportamenti dipendenti e poi sugli scenari futuri desiderati di una vita libera dalle dipendenze.
Con quali risultati
Purtroppo non posso vantare grandi e positivi risultati terapeutici negli ultimi anni. Non credo per mia incapacità o per la non efficacia del mio approccio sistemico familiare ed EMDR, ampiamente validato in letteratura, ma per la intrinseca difficoltà della cura in pratica privata di tali problematiche. Una presa in carico multidisciplinare, con la collaborazione coi servizi territoriali (SERT) è in genere indispensabile e necessaria. Proprio a questa complessità di attori intorno al paziente e alla sua interiore debolezza di volontà e fermezza si deve il fatto che la sola pratica privata raramente porta a risolvere con successo tali problemi. Ma non mi perdo d'animo e continuo ad offrire il mio aiuto alle persone, con le loro famiglie, che ne sono affette.